FRANCESCO
PETRARCA
Alla corte dei Visconti
Petrarca, su pressante invito di Giovanni
Visconti, Signore ed Arcivescovo di Milano, lascia l’amata
Provenza per giungere nella città di Ambrogio nel 1351.
Ed anche qui, nella caotica (anche ai tempi!) metropoli, cerca
da subito un nuovo “Locus Amoenus”, con paesaggi
agresti e tranquilli simili a quelli lasciati a Valchiusa e
che gli possano permettere il ricongiungimento spirituale con
l’amata Laura.
A Milano si trova bene al punto di sentirsi legato “sempre
e non solo ai maggiori cittadini, ma alla terra, all’aria,
per così dire anche alle mura ed alle case di questa
città”.
Dalla sua prima abitazione, presso la Basilica di Sant’Ambrogio, “nella
parte più lontana della città a ponente” poteva,
infatti, osservare i “campi fronzuti” e
l’ameno paesaggio milanese con le Alpi innevate sullo
sfondo.
Ciononostante sentiva il forte richiamo del bisogno di solitudine,
del silenzio e quindi di un luogo altrettanto vicino alla Corte
Viscontea ma, nello stesso tempo, il più possibile
immerso nell’ambiente naturale e tranquillo.
E così, nel novembre 1359, Petrarca trasloca da Sant’Ambrogio
al Chiostro di San Simpliciano, “appena fuori le
mura” dove “…da una segreta porticina
di servizio io posso sottrarmi alla schiera importuna dei visitatori;
ciò che non mi era possibile nell’altra mia abitazione …” e “ …senza
mai incontrare nessuno e senza quasi mai piegare, vado e vengo
in luoghi aprichi ed ombrosi così che, se non fosse
la vista e lo strepito della vicina città, mi par d’essere
in mezzo alle selve”.
San Simpliciano possedeva gran parte delle
caratteristiche da lui cercate al punto di immaginarsi, appunto, “in
mezzo alle selve” d’oltralpe. A questo luogo
mancava però l’elemento fondamentale per Petrarca:
la limpida acqua di fonte della Sorgue, a Fontaine-de-Vaucluse.
Ed ecco allora che il nostro Petrarca,spinto dall’innata
curiosità e dalla continua ricerca di un nuovo “locus
amoenis”, pur mantenendo l’abitazione principale
in città, non disdegna la frequentazione di altri luoghi
nel suburbio milanese che, seppur lontanamente, gli permettano
di rivivere, almeno in parte, le profonde emozioni provate
ad Avignone. |
L’opera di Temistocle Solera pubblicata
sul “Cosmorama Pittorico” del 1837 con la menzione
della lettera a Guido Sette in cui Petrarca esalta la straordinaria
bellezza e fertilità del suburbio di Milano che ben
gli ricorda, seppur in misura minore, le caratteristiche ambientali
di Valchiusa e la bellezza incontaminata della Sorgue |
Riproduzione della tavoletta
lignea attribuita allo stesso Petrarca riportata nel “Petrarcha redivivus” di
Jacopo Filippo Tomasini del 1650. In primo piano il fontanile
Marcionino che ancora scorre di fronte alla Cascina, seppur
nascosto alla vista da un condotto sotterraneo lungo Via Fratelli
Zoia. |
Abou-Casem Jambourifurt, nel
libretto tascabile “Una passeggiata alla
Villa di Petrarca in Linterno fuori tre miglia da Porta Vercellina”,
in merito al paesaggio agreste incontrato lungo il percorso
da C.so Magenta a Via Fratelli Zoia, afferma: “… la
strada a destra (l’attuale Via Fratelli Zoia) che incontrammo
dopo un quarto di miglia dirimpetto a Sella Nova, presto ci
condusse alla Cascina Barocco, frazione di detta Sella Nova,
alla quale vien subito dopo Linterno. Ed ecco percorso in bella
e ridente strada fra il canto degli usignoli e’l mormorio
dei ruscelletti, tre miglia circa. La prima casa di questo
paese a comparire fra l’alte siepi formò l’oggetto
della nostra curiosità. In questa – umidi gli
occhi sempre e ‘l viso chino – sedea il cigno di
Valchiusa lungi da’ fracassi, bisognoso più che
mai di quella cara pace che al cuore dei mortali è cibo
e vita …” |